Il vocabolario, nell’accezione comune, è un volume che raccoglie e spiega il lessico di una lingua o ne traduce i termini in un’altra, costituisce, in effetti, un vero e proprio elemento di raccordo tra condizioni culturali diverse. La sua realizzazione implica due attività, quella di elencare i vocaboli e quella di spiegarne il significato o tradurli. Del tutto similmente, in ambito digitale, il vocabolario mira a configurarsi come strumento di congiunzione tra la realtà che si vuole rappresentare (il dominio) e il contesto digitale dello strumento informatico. Nei casi più articolati può anche mettere in relazione realtà diverse e dunque rappresentare più ambiti. Si configura come un sistema di organizzazione della conoscenza, rivolto, non solo alla lingua, ma a qualsiasi dominio. L’elaborazione di un sistema di organizzazione della conoscenza, intendendo rappresentare una parte di realtà, muove dalla definizione di una struttura semantica a cui riferire i contenuti di studio. Si introducono cioè categorie concettuali (classi) esemplificative degli ‘oggetti’ (istanze) che si vuole descrivere. Nel caso dei vocabolari tale operazione può paragonarsi all’elaborazione di un catalogo che ambisce a dar conto di una visione quanto più oggettiva ed esaustiva della realtà da rappresentare, portando con sé una non trascurabile complessità pratica e filosofica. A seconda dell’obiettivo, il vocabolario, può limitarsi alla identificazione di lemmi (liste da spuntare) che descrivono i contenuti di un particolare dominio, estendersi alla loro definizione (glossari) o instaurarne il collegamento con altri lemmi (tesauro). In particolare, le funzioni comuni ai tre tipi sono quelle di rendere possibile l’identificazione delle informazioni archiviate e la loro interrogazione. In entrambi i casi la loro elaborazione richiede tanto l’approfondimento della conoscenza del dominio da descrivere quanto la codifica dei lemmi. La prima avviene in modo tradizionale e si riferisce necessariamente alla letteratura e alla normativa prodotte dal contesto culturale del dominio. La seconda è concepita come classificazione descrittiva, che si ispira ai principi dell’esemplificazione di una realtà oggettiva e della tipizzazione. L’operazione intende cioè catalogare esemplari, ossia identificare individui che mostrano caratteristiche comuni e associarvi una delle forme possibili (tipo). La classificazione delle donne di Leporello nell’Atto I, scena V del Don Giovanni ne è un esempio. Inoltre, l’identificazione delle classi porta con sé la definizione del sistema di relazioni esistente tra queste e con l’elemento a cui si riferiscono. La strutturazione più diffusa prevede relazioni tassonomiche, a queste si affiancano quelle di tipo mereologico e in alcuni casi possono rilevarsi proprietà di tipo diverso e prevalentemente tematiche. La tassonomia segue l’ordine gerarchico tra gli elementi e si rifà ai sistemi di catalogazione tradizionali che si sono consolidati nell’ambito delle scienze naturali. La mereologia è espressa dal rapporto tra le parti e l’intero. Le relazioni tematiche, semplice espressione di un collegamento tra contesti diversi, sono generalmente poco considerate nella strutturazione dei sistemi di conoscenza, tuttavia, si rivelano particolarmente efficaci soprattutto in contesti che si riferiscono a processi sociali.
I vocabolari della carta del rischio per i centri storici. Tra lettura del contesto e organizzazione della conoscenza / Fiorani, Donatella; Acierno, Marta; Donatelli, Adalgisa; Martello, Annarita; Cutarelli, Silvia. - (2023), pp. 29-42. [10.13133/9788893772778].
I vocabolari della carta del rischio per i centri storici. Tra lettura del contesto e organizzazione della conoscenza
Donatella Fiorani;Marta Acierno;Adalgisa Donatelli;Annarita Martello;Silvia Cutarelli
2023
Abstract
Il vocabolario, nell’accezione comune, è un volume che raccoglie e spiega il lessico di una lingua o ne traduce i termini in un’altra, costituisce, in effetti, un vero e proprio elemento di raccordo tra condizioni culturali diverse. La sua realizzazione implica due attività, quella di elencare i vocaboli e quella di spiegarne il significato o tradurli. Del tutto similmente, in ambito digitale, il vocabolario mira a configurarsi come strumento di congiunzione tra la realtà che si vuole rappresentare (il dominio) e il contesto digitale dello strumento informatico. Nei casi più articolati può anche mettere in relazione realtà diverse e dunque rappresentare più ambiti. Si configura come un sistema di organizzazione della conoscenza, rivolto, non solo alla lingua, ma a qualsiasi dominio. L’elaborazione di un sistema di organizzazione della conoscenza, intendendo rappresentare una parte di realtà, muove dalla definizione di una struttura semantica a cui riferire i contenuti di studio. Si introducono cioè categorie concettuali (classi) esemplificative degli ‘oggetti’ (istanze) che si vuole descrivere. Nel caso dei vocabolari tale operazione può paragonarsi all’elaborazione di un catalogo che ambisce a dar conto di una visione quanto più oggettiva ed esaustiva della realtà da rappresentare, portando con sé una non trascurabile complessità pratica e filosofica. A seconda dell’obiettivo, il vocabolario, può limitarsi alla identificazione di lemmi (liste da spuntare) che descrivono i contenuti di un particolare dominio, estendersi alla loro definizione (glossari) o instaurarne il collegamento con altri lemmi (tesauro). In particolare, le funzioni comuni ai tre tipi sono quelle di rendere possibile l’identificazione delle informazioni archiviate e la loro interrogazione. In entrambi i casi la loro elaborazione richiede tanto l’approfondimento della conoscenza del dominio da descrivere quanto la codifica dei lemmi. La prima avviene in modo tradizionale e si riferisce necessariamente alla letteratura e alla normativa prodotte dal contesto culturale del dominio. La seconda è concepita come classificazione descrittiva, che si ispira ai principi dell’esemplificazione di una realtà oggettiva e della tipizzazione. L’operazione intende cioè catalogare esemplari, ossia identificare individui che mostrano caratteristiche comuni e associarvi una delle forme possibili (tipo). La classificazione delle donne di Leporello nell’Atto I, scena V del Don Giovanni ne è un esempio. Inoltre, l’identificazione delle classi porta con sé la definizione del sistema di relazioni esistente tra queste e con l’elemento a cui si riferiscono. La strutturazione più diffusa prevede relazioni tassonomiche, a queste si affiancano quelle di tipo mereologico e in alcuni casi possono rilevarsi proprietà di tipo diverso e prevalentemente tematiche. La tassonomia segue l’ordine gerarchico tra gli elementi e si rifà ai sistemi di catalogazione tradizionali che si sono consolidati nell’ambito delle scienze naturali. La mereologia è espressa dal rapporto tra le parti e l’intero. Le relazioni tematiche, semplice espressione di un collegamento tra contesti diversi, sono generalmente poco considerate nella strutturazione dei sistemi di conoscenza, tuttavia, si rivelano particolarmente efficaci soprattutto in contesti che si riferiscono a processi sociali.File | Dimensione | Formato | |
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